Roberto Santi, medico dello staff della direzione sanitaria della Asl4 chiavarese, si offre per interrompere la sofferenza di Welby.
Mi offro di darle quella assistenza che lei con tenacia chiede, in grado di interrompere la sua sofferenza. Allargare il suo problema all’eutanasia significa disperdere il suo personale bisogno ed il rispetto di un suo sacrosanto diritto in un oceano di disquisizioni etiche rese praticamente inaffrontabile dalla forte presenza ed influenza delle gerarchie ecclesiastiche nel nostro Paese e sulle forze politiche. Il suo caso è un altro. Si tratta semplicemente di interrompere un atto terapeutico che era già accanimento nel momento stesso in cui fu deciso.
È una cosa che noi medici abbiamo fatto e facciamo ogni giorno nel chiuso delle camere di ospedale e nelle case private dei nostri pazienti e nel chiuso del silenzio e del tormento dei nostri pensieri e di quelli dei parenti. Volontariamente e scientemente. Secondo scienza e coscienza. A volte lo facciamo per errore. Nel tempo che sto dedicando a questa lettera è successo 3 o 4 volte, secondo le statistiche.
2 commenti:
Ho sentito questo pomeriggio un'intervista (su radio24) al dott.Santi. Se poteste rintracciare questa intervista sul Sole24h, vi consiglio di ascoltarla (e magari di fornirmi il link ^_^).
Hai fatto caso, Chiara, a come le cose che si dicono sono semplici e chiare, quando sono vere? Metti a confronto la leggerezza di questa lettera con gli astrusi arzigogoli linguistici (peraltro intrisi di errori ortografici) del nostro Beniamino. Grazie al Dott. Santi.
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