Anonimo (Troppe carte false per legittimare l’eutanasia, Avvenire, 30 novembre 2006):
Si dirà, ma che c’entra la Carta con le questioni legate alla bioetica e, in questo caso, all’eutanasia? L’articolo 2 della Costituzione recita che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale. Quale spirito hanno voluto infondere i padri costituenti? Certo non quello dei proponenti il testo di legge citato [proposta di legge presentata da Maurizio Turco]. La Carta parla di diritti inviolabili (inviolabile sta anche per non negoziabile) dell’uomo e tra questi, primo tra tutti, il diritto alla vita di ogni cittadino, il diritto alla vita buona, alla vita degna anche nella malattia grave, persino al momento della sua conclusione. È questa la cifra, la prospettiva con la quale interpretare le sfide che abbiamo davanti a noi. Il vero diritto di ogni malato non è quello di morire, perché se lo fosse verrebbe scardinato alle fondamenta uno dei principi basilari della nostra Carta è cioè la dignità dell’uomo, sempre e comunque. Esiste, questo sì, il diritto a d una morte degna in cui non vi sia spazio né per l’abbandono né per la ghettizzazione, ma solo per la cura e il sostegno da parte di un ambiente accogliente e solidale.(Il vero diritto alla vita, per farla breve, è il dovere della vita)
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