Bioetica si era già occupata del trapianto di utero quattro mesi fa («Verso il trapianto dell’utero», 13 settembre 2006). Allora l’annuncio degli studi in corso veniva dallo Hammersmith Hospital di Londra; oggi è la volta del Downtown Hospital di New York, dove un gruppo di ricercatori capitanati da Giuseppe Del Priore potrebbe tentare l’operazione entro la fine di questo anno, secondo il Washington Post (Rob Stein, «First U.S. Uterus Transplant Planned», 15 gennaio 2007, p. A01); più prudente la Associated Press, che con Marilynn Marchione riporta nello stesso giorno una dichiarazione del presidente dell’ospedale che esclude che l’operazione possa essere effettuata «any time in the near future» («Uterus Transplant May Enable Pregnancy»).
L’operazione consiste nel trapianto vero e proprio; nell’attesa di circa tre mesi, per assicurarsi che l’organo funzioni correttamente e che i farmaci antirigetto siano ben tollerati; nell’impianto di un embrione pre-esistente (per evitare gli inevitabili ritardi legati alla fecondazione in vitro). Alla nascita del bambino, che avviene per parto cesareo, l’utero viene rimosso; in ogni caso, se la gravidanza ritarda, l’organo non viene lasciato nel corpo della donna per più di due anni, in modo da interrompere l’uso dei farmaci. I ricercatori contemplano, seppur vagamente, la possibilità futura che pazienti ancora dotate di ovaie possano concepire naturalmente. Ancor più speculativa (ma inevitabile) l’idea di qualche commentatore sull’estensione dell’operazione agli uomini.
Alcuni bioeticisti, tra cui Arthur Caplan dell’Università di Pennsylvania, hanno voluto sottolineare le possibili difficoltà etiche generate dal grande valore simbolico dell’organo; ma Del Priore e i suoi colleghi hanno già ottenuto in un sondaggio pilota l’assenso dei familiari di potenziali donatrici.
L’unico vero, grande problema etico è dato dalle possibili conseguenze sulla salute dei futuri bambini dei farmaci antirigetto e di un utero non adeguato, visto che sarebbe sempre disponibile l’alternativa meno rischiosa della maternità surrogata. Al momento le prospettive sembrano comunque relativamente incoraggianti, secondo l’Associated Press:
The drugs generally are not dangerous to a fetus although certain ones should be avoided, said Dr. Vincent Armenti, kidney transplant chief at Temple University School of Medicine in Philadelphia. He keeps a registry of pregnancies in transplant recipients throughout North America.Per il resto l’etica della libertà ci offre, come spesso accade, una guida sicura:
As of mid-2005, 990 women had had 1,547 pregnancies with results not much worse than the general population. Of the 772 pregnancies in kidney recipients, 590 births resulted (the rest miscarried or chose abortion). About half of babies were born prematurely – most only slightly – and much of this was due to the mothers’ high blood pressure, not the transplant.
Only six babies died within a month of birth, and 4 percent had birth defects, some of them mild and fixable with surgery.
“The consensus of the community, supported by registry data, is that pregnancy can be safe in this population,” Armenti said.
“I don’t think it’s really a doctor’s role to tell a patient that their values are not important. It’s up to us as doctors to advise our patients and safely escort them to the best life that they can have,” Del Priore said. … “I think patients deserve autonomy,” said Alan DeCherney, a fertility expert speaking on behalf of the American Society for Reproductive Medicine. “As long as they know all the facts, it should be their choice.”
4 commenti:
Ho 34 ani e voglio fare il trapianto di utero perche desidero tanto un bebe mi puo aiutare qualquno con delle info?grazie
ANche io vorrei delle info...
E' da un po' che in USA ,ma anche in altri paesi si parla della possibilita' di questo trapianto.Ma l'articolo piu' recente risale al 2007 mi piacerebbe sapere se nel frattempo questo intervento è divenuto una realta' o se e' ancora in una fase di sperimentazione.
Per quanto mi risulta non ci sono stati passi in avanti clamorosi.
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