domenica 25 febbraio 2007

Quell’ingrato di Welby

Sulla Stampa Flavia Amabile intervista Paola Binetti («“Abbiamo ringraziato Dio. Merito suo la fine dei Dico”», 24 febbraio 2007, p. 9), che festeggia l’affondamento dei DiCo («abbiamo innanzitutto ringraziato il Padreterno perché solo da lui poteva giungere una mano così inaspettata») e minaccia di far fare la stessa fine al Testamento biologico («Che cosa vi aspettate dal futuro governo?» «Che adesso si prenda una pausa di riflessione anche sulla legge sul testamento biologico che si presta alla stessa strumentalizzazione dei Dico»). Poi, proprio alla fine, dice:

I radicali hanno una lista: era ancora caldo il ricordo di Luca Coscioni che è apparso Welby, poi è stata la volta di Nuvoli. Il tutto anche con una certa ingratitudine nei confronti della scienza.

Welby ingrato?
Certo, Welby ha mai pensato che è arrivato fino a sessant’anni solo grazie al progresso scientifico e che ci sarebbero stati tanti malati che sarebbero più che felici di aver vissuto come lui?
Chissà come si sarà offesa, la Scienza, dell’«ingratitudine» di Welby! E quanta, oh quanta umanità, che calda comprensione nella senatrice Binetti per il povero incompreso Progresso scientifico! Te la immagini quasi, mentre lo coccola e lo carezza, e gli sussurra di non piangere più, ché tanto quel cattivone è morto e non gli può più far male...

1 commento:

Mina ha detto...

QUESTO AVREI RISPOSTO MA E' RIMASTO SUL PC
Mi rivolgo alla Senatrice Paola Binetti. Ho letto solo oggi sull’Agenda Coscioni di marzo l’intervista fattale da Flavia Amabile il 24 febbraio. Lei giudica Welby ingrato. Ma Lei, Prof. Binetti, non sa che è stato Welby a consigliare a Luca Coscioni di provare almeno con una bipap, se non accettando la tracheostomia, con la speranza che la scienza intanto potesse fare qualche scoperta per migliorare anche la sla. Nel 1997, quando Piergiorgio ebbe la grave insufficienza respiratoria, aveva rifiutato la tracheostomia. Quando però non ce la fece più e mi chiese aiuto, io lo feci ricoverare e i medici gli salvarono la vita. Il giorno della sua morte io gli chiesi perdono per avergli, secondo me, procurato questa rinnovata grande sofferenza. Lui mi sorrise e mi disse che aveva vissuto nove anni felice, e che l’unica cosa che ora gli dispiaceva era di lasciare me.
Credo che una persona che consiglia un trattamento invasivo come lo è la tracheostomia, lo faccia perché riconosce la validità dell’intervento. Ma questo Lei Prof. Binetti non lo poteva sapere. Piergiorgio è stato grato alla vita e a tutti quelli che lo hanno aiutato e assistito fino alla fine e, in quanto a me, non mi ha mai portato rancore. Che abbia chiesto di lasciarlo morire, credo rientri nella gravità delle sue condizioni in cui si trovava e che di giorno in giorno stavano peggiorando nonostante le cure e gli accorgimenti dei medici.
Spero che i parlamentari tutti possano approvare degli articoli di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento che siano di vero aiuto a tutti noi cittadini, sia personale medico che malati, quando siamo messi di fronte a delle scelte di trattamenti sanitari.