Traduco integralmente un articolo apparso oggi su NewScientist (Peter Aldhous e Eugenie Samuel Reich, «Flawed stem cell data withdrawn», n. 2591, 15 febbraio 2007, p. 12):
Sono considerati fra gli studi più noti degli ultimi cinque anni sulle cellule staminali, e descrivono cellule che sembrano avere le stesse potenzialità delle staminali embrionali. Adesso, in seguito ad indagini condotte da New Scientist, alcuni dei dati contenuti in questi articoli vengono messi in dubbio.
Nel 2002, un gruppo guidato da Catherine Verfaillie della University of Minnesota di Minneapolis aveva descritto «cellule progenitrici adulte multipotenti» (“Multipotent Adult Progenitor Cells”, MAPC), isolate dal midollo osseo di roditori (Nature 418, p. 41). Queste cellule sembravano capaci di dare origine alla maggior parte dei tessuti del corpo.
In precedenza, solo cellule staminali embrionali (Embryonic Stem Cells, ESC) si erano dimostrate altrettanto versatili, e così gli oppositori della ricerca sulle ESC si sono impadroniti dei risultati della Verfaillie e dei suoi colleghi per proclamare che cellule altrettanto versatili potrebbero essere raccolte senza distruggere embrioni umani.
Ma i risultati si sono dimostrati difficili da replicare, e per più di sei mesi dopo la fine del 2003 persino il gruppo della Verfaillie non è stato in grado di isolare le cellule. Quando New Scientist ha dato un’occhiata più da vicino, abbiamo scoperto che sei grafici presenti nell’articolo di Nature e nei suoi supplementi si ritrovavano identici in un secondo articolo, pubblicato quasi contemporaneamente in Experimental Hematology (vol. 30, p. 896), anche se si riferivano a cellule differenti, prelevate da altri topi. I grafici descrivevano marcatori molecolari presenti sulla superficie cellulare, apparentemente caratteristici delle MAPC.
Dopo che New Scientist ha messo in dubbio i risultati, un comitato di esperti ha ricontrollato i dati. Verfaillie, ora all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha scritto alle due riviste, informandole dei problemi con i dati dei due articoli, e affermando: «L’opinione concorde [degli esperti] è stata che i dati sono errati e che non dovrebbero essere considerati una rappresentazione accurata del profilo dei marcatori delle MAPC».
Gli errori cui si riferisce non riguardano le duplicazioni presenti negli articoli. Queste ultime, ha dichiarato a New Scientist Verfaillie, sono dovute a un banale disguido. La studiosa continua a sostenere che le MAPC possono trasformarsi nella maggior parte dei tessuti del corpo, ed afferma che articoli successivi hanno descritto metodi affidabili per identificarle. Nel suo studio più recente, Verfaillie e Irving Weissman (un biologo esperto in cellule staminali dell’Università di Stanford in California) hanno mostrato che le MAPC possono dare origine a tutti i tipi di cellule trovati nel sangue, ma non è ancora chiaro se le MAPC siano davvero così versatili come si affermava nell’articolo originario di Nature.
Molti ricercatori non sono stati in grado nemmeno di isolarle: «Sono cellule particolarmente intrattabili», nota Amy Wagers della Harvard University, che ha passato una settimana nel laboratorio della Verfaillie, tentando invano di imparare la tecnica.
I problemi con i profili dei marcatori possono contribuire a spiegare queste difficoltà. «Se dopo il 2002 avessi seguito quelle istruzioni, adesso sarei estremamente arrabbiata», ha dichiarato Jeanne Loring, un’esperta di cellule staminali del Burnham Institute for Medical Research di La Jolla, California.
«Stiamo contattando l’autrice per ottenere maggiori dettagli sui problemi che cita, e in seguito decideremo che misure prendere, probabilmente con l’aiuto di consiglieri esterni», afferma Philip Campbell, redattore capo di Nature.
Aggiornamento: a distanza di poche settimane il New York Times interviene sulla questione, con qualche aggiornamento (Nicholas Wade, «Panel Finds Flawed Data in a Major Stem Cell Report», 28 febbraio 2007).
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