martedì 27 febbraio 2007

Altro che figlio perfetto!

Un eccellente articolo di Pietro Greco («Embrioni, il falso mito degli “occhi azzurri” che rallenta le cure», L’Unità, 26 febbraio 2007, p. 9) spiega con chiarezza in che cosa consista verosimilmente, al di là delle distorsioni e demonizzazioni subito diffuse, il progetto di legge che il governo britannico sembra intenzionato a presentare per aggiornare la normativa sulla fecondazione artificiale, e che prevederebbe (secondo alcune indiscrezioni) la possibilità di modificare geneticamente gli embrioni umani: per far nascere solo bambini biondi con gli occhi azzurri, secondo gli integralisti di ogni latitudine; per curare gravi malattie – oltretutto senza danneggiare nessun embrione! – secondo Greco e secondo il buon senso.

4 commenti:

Maurizio ha detto...

Tu quoque! Che male c'è se il padre decide il colore degli occhi del figlio? Non sottrae nessuna libertà al figlio, perché il figlio non avrebbe comunque la libertà di decidere il proprio colore degli occhi. Non è quindi un atto di violenza verso il figlio. Semmai la violenza sarebbe lasciare che sia il caso a decidere le caratteristiche fisiche del figlio. Ciao

Giuseppe Regalzi ha detto...

D'accordo; ma effettivamente ci sarebbe un problema se tutti decidessero di avere bambini biondi con gli occhi azzurri (la varietà del mondo è un valore, e soprattutto sono un valore le belle brune ;-): che è appunto ciò che in genere gli integralisti denunciano come pericolo maggiore -- anche se in realtà, sospetto, in questo modo denunciano solo le loro personali preferenze per certi tipi fisici (ho un esempio fresco fresco su cui forse farò un post).
Ciao!

Maurizio ha detto...

Ci sarebbe un problema se tutti decidessero di avere figli alti o con occhi azzurri? E' tutto da vedere, caro Giuseppe. Se tutti scelgono gli occhi azzurri, dopo un po' gli occhi neri diventano una rarità, una cosa ambita, e si crea una pressione selettiva verso gli occhi neri. Similmente, se tutti scelgono figli più alti della media, oltre una certa altezza gli svantaggi iniziano a superare i vantaggi, e la cosa si assesta automaticamente su uno stato "stabile", uno stato di equilibrio (vedi collo della giraffa).

Insomma, non saltiamo alle conclusioni. Affermare che il caso possa scegliere meglio del genitore mi pare tesi ardita.

Per quanto riguarda la diversità: sinceramente io mi preoccuperei meno di preservare la diversità, come se fosse sempre "una cosa buona", e più di diminuire la sofferenza umana. Dawkins ha scritto un bell'articolo contro chi giustifica la sofferenza umana in nome della diversità (sebbene stesse parlando di diversità culturale). Ciao

Giuseppe Regalzi ha detto...

Caro Maurizio, il mio punto è che tutta questa preferenza per gli occhi azzurri non esiste (se non forse proprio nelle teste di chi la denuncia), e che quindi non c'è bisogno di limitare nessuna libertà, né di aspettare che la pressione selettiva (che lavora un po' troppo lentamente) riequilibri le cose. Tutto qui. E mi guardo bene dal sostenere la diversità sia sempre un valore: scrivendo "la varietà del mondo è un valore" mi riferivo ovviamente alla diversità estetica.