Una delle più bizzarre obiezioni alla vendita di ovociti (che il governo britannico si appresterebbe a legalizzare, stando alle ultime notizie) è stata avanzata da monsignor Elio Sgreccia, in un’intervista apparsa ieri sulla Stampa (Daniela Daniele, «“Qual è il progetto? Così potrebbe nascere una stirpe di mostri”», 19 febbraio 2007):
Il commercio di ovuli fa pensare che ci sia un progetto di riproduzione. Che cosa vogliono fare? Il gamete, ovulo e spermatozoo, è cellula che si presta a qualsiasi tipo di fecondazione, anche tra specie diverse, ovulo umano con sperma di animale o viceversa. Parliamo di esperimenti che possono diventare incontrollabili. La curiosità degli scienziati non ha limiti. Potrebbe derivarne una stirpe di cui non si conosce la provenienza, così come un mostro, o si potrebbe dare il via a una serie di sperimentazioni selvagge. Quindi, la prima cosa che devono fare i ricercatori è agire con trasparenza e dirci che progetti hanno.Come è noto, secondo una delle definizioni più diffuse, si dice che due specie animali sono differenti quando gli individui che appartengono ad esse incrociandosi non riescono a generare progenie fertile. Naturalmente non risulta sempre facile accertare questa circostanza: per esempio, se le due specie vivono separate geograficamente. Inoltre due specie possono essere incapaci di generare prole per molti motivi: per mancanza di attrazione sessuale reciproca (non molti esseri umani troverebbero attraente un gorilla del sesso opposto, e viceversa), per incompatibilità dei rispettivi apparati genitali, e simili (uno spermatozoo umano potrebbe trovarsi a mal partito nell’utero di un orango). In questo senso, è vero che gameti di specie diverse uniti in laboratorio potrebbero prestarsi a fecondazioni ardite; ma a questo punto entra in gioco la pura diversità genetica. Più l’antenato comune di due specie si situa indietro nel tempo, più sarà difficile che i suoi discendenti possano annullare la distanza che li separa. Ora, l’animale geneticamente più simile all’uomo, e cioè lo scimpanzè, si è separato dal ceppo comune circa sei o sette milioni di anni fa; che oggi uno spermatozoo umano possa fecondare un ovocita di scimpanzè è già quasi incredibile; che lo zigote così formatosi possa cominciare a dividersi sarebbe un evento del tutto inverosimile (basti pensare al fatto che gli esseri umani hanno un paio di cromosomi in meno); che in questo modo possa nascere una creatura ibrida è pura fantasia.
È possibile che Sgreccia sia caduto in un equivoco che ha già fatto altre vittime: in Gran Bretagna si è parlato di recente della possibilità di produrre chimere uomo-animale, e alcuni hanno creduto che ciò avvenisse tramite la fecondazione con sperma umano di ovociti animali. Ma se questo equivoco è ciò che ci si può attendere dal Foglio di Ferrara, autentico focolaio di ignoranza e di falsificazione, dal Presidente della Pontificia Accademia per la Vita ci si aspetterebbe uno standard almeno un poco più elevato.
Ciò che colpisce nella risposta di Sgreccia, a parte la labilità delle sue conoscenze scientifiche, è l’immagine della scienza e degli scienziati, che sembra ispirata più dalla lettura dell’Isola del dottor Moreau che dalla realtà attuale: ce lo vedete un comitato etico che dà il benestare a un esperimento di questo tipo? O uno scienziato che spende il suo tempo in ricerche che non potrà palesemente mai pubblicare? O ancora, riuscite a trovare credibile la fuga della creatura dal laboratorio (devo supporre che Sgreccia, quando parla di «stirpe di cui non si conosce la provenienza», si riferisca a un’eventualità di questo genere), a seminare il panico in città?
L’Italia paga già le conseguenze di un insufficiente sostegno alla ricerca; la demonizzazione gratuita degli scienziati non l’aiuta di certo a uscire da questa situazione.
2 commenti:
Che ci vuoi fare, la fallacia da slippery slope è utile quando non si hanno veri argomenti (insieme alla petizione di principio, altra grande favorita dei monsignori di tutto il mondo)-.-;
Ci starebbe bene una foto, magari da una delle versioni cinematografiche di Moreau, o da The Fly di Cronenberg.
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